Tre scoperte col telescopio WMT in una sola notte: si cambia strategia osservativa per scoprire più oggetti contemporaneamente e a più grandi distanze
Un nuovo asteroide di tipo Near-Earth denominato 2025 VA3, un asteroide Mars-crosser, provvisoriamente WMT0004 e in attesa di una sigla definitiva dal Minor Planet Center (MPC), e un detrito spaziale di soli 22 centimetri identificato a 50.000 chilometri dalla Terra, battezzato WMT 0005. E’ l’occhio a grande campo del telescopio prototipo mondiale Wide-field Mufara Telescope (WMT) del GAL Hassin sui Monti delle Madonie, a Piano Battaglia a 1865 metri sulla vetta di Monte Mufara, a mettere a segno questa triplice scoperta compiuta in una sola notte dall’astronomo informatico e responsabile della ricerca Alessandro Nastasi della Fondazione GAL Hassin e da Riccardo Furgoni, collaboratore del programma di ricerca astrometrica del GAL Hassin edocente del Polo Universitario Mantovano. A meno di tre mesi dalla scoperta in Sicilia del primo asteroide Near-Earth, 2025 QK3, avvenuta la sera del 21 agosto 2025, il 12 novembre si cambia strategia, che si dimostra vincente: gli oggetti osservati si estendono oltre l’orbita di Marte.
“Una strategia operativa è fondamentale e nel nostro caso si basava nel dove andare a osservare e come osservare”, racconta Alessandro Nastasi della Fondazione GAL Hassin. “Si è presa in considerazione un’area di cielo non scansionata dalle grandi survey di telescopi nelle sere precedenti alla data di osservazione, dall’8 all’11 novembre, un’area che noi, in modo familiare, abbiamo definito ‘di cielo fresco’. Si realizzano due set di immagini in modo che il primo set contribuisca alla scoperta di un eventuale nuovo oggetto e il secondo sia necessario a confermare la scoperta e per il follow up immediato. Ma non basta. C’è anche il ‘come osservare’ e, per questo, abbiamo utilizzato due software, uno basato sul synthetic tracking, che permette di identificare oggetti molto deboli, così deboli che solo sommando le singole immagini si rendono visibili, e un secondo software basato sull’intelligenza artificiale e rete neurali in grado di identificare oggetti che nelle singole immagini si vedono come strisce, ossia oggetti che si muovono molto veloci nel campo e che sono relativamente brillanti. Il software basato sul synthetic tracking ha permesso di identificare un asteroide con un’orbita allungata e che interseca l’orbita marziana, di tipo Mars-crosser, mentre quello basato sull’intelligenza artificiale ha individuato il Near Earth Asteroid 2025 VA3 e il detrito spaziale. In questo modo – aggiunge Nastasi – con una stessa strategia osservativa è stato possibile estendere la ricerca a oggetti con caratteristiche (velocità e luminosità apparenti) molto diverse, grazie a l’uso congiunto di software di analisi dati complementari”.

Il primo oggetto individuato, il Near-Earth Asteroid (NEA) 2025 VA3, è un oggetto della famiglia degli asteroidi Apollo che non si trova nella Fascia Principale, ma più in alto rispetto a questa struttura toroidale formata da almeno 1.200.000 oggetti confermati tra le orbite di Marte e di Giove. Si stima abbia un diametro di circa 25 metri, dimensioni confrontabili con quelle del meteoroide caduto in Russia a Čeljabinsk nel 2013 e inferiori rispetto a 2025 QK3 del 21 agosto, calcolato in circa 40-50 metri. Sebbene visibile dal nostro emisfero ancora a lungo, 2025 VA3 non è più facilmente osservabile dalla Terra poiché la sua luminosità apparente è scesa ormai intorno a V ~ 24.
Si può prevedere che questo asteroide sarà nuovamente visibile, nella medesima configurazione del 12 novembre, e quindi vicino alla Terra il 9 novembre 2075 secondo le stime fatte da SpaceDys, disponibili su NEODyS-2.



2025 VA3 ha un periodo orbitale di 2,17 anni e un’inclinazione rispetto al piano orbitale terrestre di 35°. Al momento della scoperta, la sera del 12 novembre 2025, l’oggetto si trovava a circa 0,028 UA, ossia a circa 4.190.0000 chilometri dalla Terra, un puntino che si spostava rapidamente con una velocità relativa rispetto a noi di 20,45 Km/s. Il campo di vista del WMT è riuscito a catturarlo, nonostante sfuggisse via veloce. Il suo nome provvisorio WMT0003 è diventato 2025 VA3 il giorno successivo, il 13 novembre, con la pubblicazione della circolare M.P.E.C. 2025-V127 del Minor Planet Center grazie alle osservazioni di altri osservatori e, dunque, alla sua conferma.

Nella stessa serata è stato scoperto anche un probabile asteroide di tipo Mars-Crosser, ossia un asteroide la cui orbita incrocia quella del pianeta Marte. “Questo oggetto, provvisoriamente chiamato WMT0004” dice Riccardo Furgoni “è allo stato attuale ancora in follow-up dato che potrebbero servire molto tempo perchè la sua scoperta venga ufficializzata. Il GAL Hassin lo seguirà nei prossimi mesi, continuerà a mandare i dati astrometrici della sua posizione al Minor Planet Center per definire la sua orbita in modo sempre più preciso, diminuendo così l’incertezza nelle misure, aspettando la pubblicazione con il nome definitivo”.

“Abbiamo, inoltre, trovato e inseguito un velocissimo oggetto nel campo, incluso nella lista dei potenziali nuovi asteroidi dal Minor Planet Center ma, successivamente, classificato come un probabile detrito spaziale finora sconosciuto, WMT0005” continua Furgoni. L’oggetto è stato seguito il 12 novembre per 3 ore: era estremamente rapido (300 arcsecondi/minuto) e abbastanza debole, mostrando fin da subito un’orbita anomala. Dopo una serie di follow-up con il WMT e con il Galhassin Robotic Telescope (GRT), il nostro secondo strumento a grande campo di 400mm, è risultato che si trattava di un oggetto in orbita geocentrica, quasi certamente di naturale artificiale. Un oggetto 6 volte più veloce del NEA 2025 VA3. La sua velocità era alta ma non tale da poter dire che sicuramente si trattasse di un satellite in orbita bassa o di un satellite conosciuto. “Abbiamo ipotizzato che WMT0005 fosse un detrito spaziale, a grande distanza dalla Terra, a circa 50.000 chilometri” afferma Nastasi. “Con le osservazioni di follow-up del 13 novembre abbiamo confermato questa ipotesi”. E’ stato grazie all’aiuto di Bill Gray del Project Pluto, ricercatore esperto di dinamica orbitale e sviluppatore di software e programmi utilizzati per verificare le orbite degli oggetti, che si è capito dove cercare l’oggetto nel cielo. “Grazie al suo contributo, si è arrivati a ipotizzare che l’oggetto doveva essere un empty trash bag object (ETBO), un pezzo di plastica rivestito di alluminio, in quanto estremamente luminoso e con una grande area. Il rapporto area/massa è molto elevato, pari a circa 30 metri quadrati per chilogrammo. Il frammento di satellite potrebbe essere il guscio di un qualche relitto abbandonato nello spazio e che subisce la pressione della radiazione solare”. La pressione di radiazione solare è una forza non gravitazionale che altera velocità e orbita dei corpi. La propagazione dell’orbita, considerando solo la forza gravitazionale, lo avrebbe portato in un dato punto. L’indomani, invece, grazie all’aiuto e ai suggerimenti di Bill Gray, è stato ritrovato a un terzo di grado, ossia a 21 arcominuti più a est. Già nel corso di 24 ore un oggetto di questo tipo viene spinto dalla pressione di radiazione in modo importante. Non è facile ritrovare un oggetto di questo tipo se non si tiene conto della pressione di radiazione solare che spinge e altera la posizione e che noi calcoliamo solo sulla base della forza gravitazionale terrestre. Stimando la dimensione di 22 centimetri a 50.000 chilometri è come osservare un foglio A4 di alluminio (molto riflettente) a 50.000 chilometri di distanza.

La scoperta di 2025 VA3 è la seconda compiuta dal team del GAL Hassin e, di fatto, in tutta l’Italia in soli 3 mesi, quando il nostro paese era a digiuno di questi eventi da circa 20 anni. “Il risultato dimostra che è avvenuto un cambio di paradigma scientifico ed è emersa una vera e propria strategia di ricerca sicuramente fruttuosa, quanto inedita. La scoperta è, infatti, il frutto di un preciso protocollo che ottimizza il tempo osservativo a disposizione e combina il vantaggio di un’operatività in real time con un approccio computazionale intensivo capace di cogliere debolissimi segnali presenti nelle immagini. Il follow up immediato consente di discriminare agevolmente i falsi candidati e massimizzare la percentuale di scoperta. L’applicazione sistematica di questo approccio potrebbe cambiare drasticamente le capacità di scoperta di nuovi oggetti trasformando quella che sembrava essere un’eccezione in una stabile e concreta possibilità” conclude Riccardo Furgoni.
Tre oggetti nella stessa sera con un occhio estremamente potente e grande, quello del WMT, che si riconferma un telescopio versatile e veloce nell’inseguimento e nella scoperta di asteroidi, comete, detriti spaziali, che rappresentano gli ambiti principali di ricerca del GAL Hassin. “Raccontiamo queste cose perché è la finalità del GAL Hassin: ricerca e diffusione delle conoscenze scientifiche, in particolare dei nostri risultati” dice Sabrina Masiero, astrofisica e responsabile della Didattica e della Divulgazione della Fondazione GAL Hassin. “La conoscenza dev’essere condivisa, conosciuta e compresa in modo chiaro. Relegare i risultati della ricerca all’interno di strutture, istituzioni e gruppi di lavoro in ambito astrofisico ha poco significato, certamente meno di quello che dovrebbe avere. Comunicare la scienza significa allargare i nostri orizzonti, interessare e appassionare, coinvolgere ed emozionare un gran numero di persone che possono dare vita a una allargata comunità partecipe e motivata per nuovi contributi alla conoscenza. E per vivere meglio su questo pianeta e in pace”.
“Risultati importanti e ampiamente previsti” afferma Giuseppe Mogavero, Presidente della Fondazione. “Il GAL Hassin lo abbiamo voluto perché non fosse una “meteora”, per rimanere in tema, ma un Centro di cultura e di ricerca dove fosse possibile unire competenze e strutture per raggiungere risultati eccellenti. E siamo solo all’inizio. Ne è valsa la pena. Nell’immediato futuro, nuove competenze e nuovi ambiti di ricerca. Un’ambizione: le controparti ottiche delle onde gravitazionali. E il GAL Hassin ha le strumentazioni e le professionalità per affrontare questa nuova sfida. Ed è fondamentale che intervenga chi ha responsabilità di scelte politiche e finanziarie a sostenere, per tutto quello che serve, una realtà che dimostra con risultati concreti la sua rilevanza e la sua eccellenza per la Regione Siciliana”.